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Lega contro il cancroConsulenzaCancro dell’intestino e la sua diagnosi precoceConsulenza

Cancro dell’intestino e la sua diagnosi precoce

Gli esperti rispondono

Perché quando si trovano risposte è tutto più facile. Che cosa avreste sempre voluto sapere? 
Prevenzione, diagnosi precoce, rischi, sintomi, diagnosi, terapia, effetti secondari, conseguenze tardive...  tutte sfide alle quali potreste essere confrontati. Interrogate i nostri esperti.  

Ecco una selezione di domande alle quali i nostri esperti hanno risposto durante le passate edizioni.   

Domande e risposte degli esperti

Diagnosi precoce

«Buongiorno,
ho più di 50 anni e non ho ancora ricevuto l’invito al programma di screening del cancro colorettale. Che cosa devo fare?»
— Domanda di S. (20 marzo 2024)­

Consulenti della Linea cancro:

Buongiorno,
i programmi di screening del cancro colorettale sono organizzati nei Cantoni che hanno deciso di offrirli alla loro popolazione. Talvolta può esserci un po’ di ritardo, talvolta può capitare che una convocazione sia dimenticata. Perciò Le consiglio di prendere contatto con l’organizzazione responsabile nel Suo Cantone per informarsi sul motivo di questo ritardo.

Trova i recapiti dell’organizzazione responsabile nel Suo Cantone sul sito di swiss cancer screening, l’associazione che coordina tutti i programmi di diagnosi precoce del cancro colorettale e del seno in Svizzera.

Alcune persone hanno un rischio maggiore di cancro colorettale, per esempio se soffrono di una malattia infiammatoria cronica dell'intestino o se hanno una storia familiare di cancro all'intestino. In questi casi, può essere sensato iniziare gli accertamenti diagnostici precoci prima dei 50 anni.

Poiché la Sua famiglia ha già una storia di cancro colorettale, fa bene a domandarsi a partire da quando ha senso per Lei effettuare uno screening.

Entrambi i Suoi nonni, ma non i Suoi genitori, hanno avuto il cancro colorettale, cioè: cancro colorettale in seconda linea. Inoltre, sua madre è morta per un tumore del pancreas. Sarebbe importante scoprire se nella storia familiare estesa si sono verificati altri casi di cancro (anche della tiroide, dell’utero, ecc.). Se fossero note altre patologie tumorali, consiglierei una consulenza genetica per escludere sindromi genetiche (tra cui la FAP*). Se non si ricorda di altre patologie tumorali in famiglia, consiglierei una prima colonscopia adesso (cioè intorno ai 40 anni). L'ulteriore raccomandazione sugli intervalli di monitoraggio si basa sui risultati della prima colonscopia (presenza di polipi o meno). Questo esame potrebbe essere combinato con un'ecografia del pancreas e una gastroscopia per escludere alterazioni della papilla. Purtroppo, attualmente non esiste una vera e propria raccomandazione di screening per il carcinoma pancreatico.

* FAP: “poliposi adenomatosa coli familiare” è una rara malattia ereditaria in cui i polipi della mucosa si formano da centinaia a migliaia di volte nell'intestino crasso. I polipi sono protrusioni benigne della mucosa che possono presentarsi occasionalmente in tutte le persone.

«Buongiorno,
mia nonna ha avuto un cancro colorettale. Nell’opuscolo sullo screening viene raccomandata una colonscopia se un parente di primo grado è stato colpito dal cancro colorettale. Siccome mia nonna è una parente di secondo grado, basterebbe il test del sangue occulto nelle feci, giusto?
Grazie mille.»
— Domanda di Ileana (11 marzo 2024)­

Julia Schwarz, specialista in accertamento diagnostico precoce:

Buongiorno Ileana,

Grazie della Sua domanda. Come ha giustamente scritto, il rischio di cancro di una persona aumenta soprattutto quando i suoi parenti di primo grado sono colpiti dal cancro colorettale. Lei dice che Sua nonna, vale a dire un parente di secondo grado, era malata di cancro colorettale. Sono noti altri casi di questo tumore nella Sua famiglia? Ai Suoi genitori o fratelli sono stati diagnosticati molti polipi intestinali? Oppure Lei stessa soffre di una malattia infiammatoria cronica dell’intestino? Se nessuno di questi casi corrisponde alla Sua situazione, può partecipare a un regolare programma di screening basato sul test del sangue occulto nelle feci, a condizione che non abbia sintomi e che non Le siano mai stati diagnosticati polipi intestinali. In questi casi dovrà pianificare insieme al medico la Sua prevenzione individuale.

Le possibilità di diagnosi precoce a Sua disposizione dipendono dal Suo Cantone di residenza. Molti Cantoni offrono programmi di screening sistematici del cancro colorettale, cui sono invitate attivamente a partecipare le persone tra i 50 e i 69 anni d’età. In alcuni Cantoni si può scegliere liberamente tra il test del sangue occulto nelle feci e la colonscopia, in altri le persone che non hanno un rischio aumentato possono usufruire solo del test del sangue occulto nelle feci. Se abita in un Cantone senza un programma di screening sistematico può chiedere al Suo medico di famiglia o in farmacia in merito alle possibilità di diagnosi precoce del cancro colorettale. Sul sito web Swiss Cancer Screening può vedere se il Suo Cantone di residenza offre un programma di screening del cancro colorettale.

Se opta per il test del sangue occulto nelle feci, dovrebbe ripeterlo ogni due anni fino a 74 anni (raccomandazione della Lega contro il cancro, attualmente le casse malati rimborsano il test solo fino ai 69 anni di età). In caso di risultato positivo del test, viene prescritta una colonscopia per accertare l’origine del sanguinamento. Se nell’intervallo tra due test dovessero improvvisamente comparire sintomi, consulti subito il medico senza aspettare il successivo esame pianificato di diagnosi precoce.

« Salve,
a diverse persone della mia famiglia è stato diagnosticato un cancro (padre con cancro colorettale, zio con cancro della prostata e cugine con cancro del seno). Il tema del cancro mi interessa, in particolare il cancro colorettale, poiché a mio padre è stato diagnosticato all'età di 58 anni. Ultimamente si sente parlare molto di microbioma. Può spiegarmi cos'è il microbioma e se può prevenire il cancro colorettale? Il mio rischio è elevato, visto che mio padre ha il cancro colorettale?
Grazie mille della Sua risposta»
— Domanda di Sonnenblume (06 marzo 2025)­

Risposta del PD Dr. Med. Kaspar Truninger, specialista in gastroenterologia

alve Sonnenblume
con «microbioma umano» s’intendono tutti i microrganismi che vivono nel nostro corpo, ovvero batteri, virus, funghi, parassiti, ecc. Numerosi studi hanno dimostrato che esiste una stretta connessione tra il microbioma e il cancro colorettale, ma non è ancora stato possibile identificare singoli microrganismi specifici come causa di questo tipo di tumore. È anche possibile che non siano determinanti singoli microrganismi, ma la loro interazione con il nostro stile di vita (alimentazione, sport, fumo, ecc.).
Con yogurt, probiotici ecc. si può modulare il microbioma solo in modo non mirato e quindi con questi interventi non si può prevenire il cancro colorettale.
Poiché a Suo padre è stato diagnosticato un cancro colorettale in età piuttosto giovane, Lei ha un rischio maggiore di sviluppare questo tipo di tumore. L'unica prevenzione efficace in questa situazione è sottoporsi alla colonscopia a intervalli regolari di tempo.
La frequenza con cui sottoporsi a questo esame dipende dal sottotipo di cancro colorettale che aveva Suo padre e dalla presenza o meno di polipi nel Suo intestino.

Le consiglio di consultare il Suo medico di famiglia per fare il punto della situazione.

Cordiali saluti
K. Truninger

«Ho 54 anni e ho fatto la mia prima colonscopia tre anni fa nell’ambito di un programma di screening cantonale. Sono stati trovati e rimossi tre polipi. Dovrei fare la prossima colonscopia 10 anni dopo la prima, all’età di 61 anni.
Però, negli ultimi tre anni, a mia madre e a un cugino da parte di padre è stato diagnosticato un cancro colorettale. Cosa significa questo per il mio rischio personale? Ha senso fare una colonscopia già prima della decorrenza dei 10 anni?»
— Domandi di Frühlingserwachen (10 maggio 2025)­

Risposta di Julia Schwarz, specialista in accertamento diagnostico precoce e del Dr. med. Martin Wilhelmi, specialista in gastroenterologia ed epatologia:

Grazie mille della Sua domanda.
Lei ha effettuato una colonscopia tre anni fa nell’ambito di un programma di screening. Di norma, questo esame viene ripetuto dopo 10 anni se i risultati non sono rilevanti. A titolo di confronto: si raccomanda la ripetizione del test del sangue occulto nelle feci (FIT) dopo soli due anni.
Nel corso della colonscopia le sono stati rimossi tre polipi. Se i polipi sono piccoli e a basso rischio, di solito è sufficiente ripetere la colonscopia dieci anni dopo, come previsto. Tuttavia, se i polipi trovati sono di notevoli dimensioni o se sono classificati come potenzialmente ad alto rischio, si raccomanda di svolgere l’esame successivo prima di 10 anni. Questo vale anche per i pazienti cui sono stati trovati molti polipi, cioè un numero ≥ 5.
Siccome nella Sua famiglia si sono verificati due casi di cancro, Lei si chiede giustamente se questo possa influire sul Suo rischio personale di cancro. In linea di principio, una storia familiare di cancro colorettale può aumentare il rischio. È particolarmente importante il grado di parentela dei familiari malati e l’età in cui si sono ammalati.
Poiché si sono ammalati Sua madre (parente di primo grado) e un Suo cugino, le raccomandiamo di sottoporsi a una colonscopia ogni 5 anni, indipendentemente dal numero di polipi riscontrati. Dunque se l’ultima colonscopia è stata eseguita a 51 anni, le consigliamo di sottoporsi al controllo successivo a 56 anni.

«Sono terrorizzato dalla purga da ingerire prima della colonscopia perché una fobia delle feci. Non so se avrò il coraggio di farlo se l’esame del sangue occulto nelle feci risulterà positivo. Quante ore dura la diarrea quando si beve questa purga?»
— Domanda di Sun34678 (11 marzo 2024)­

Julia Schwarz, specialista in accertamento diagnostico precoce, e Dr. med. Martin Wilhelmi, specialista in gastroenterologia ed epatologia:

Buongiorno,

è angosciato dall’idea di avere una diarrea causata dalla preparazione alla colonscopia e chiede quanto tempo potrà durare. È molto difficile indicare un tempo in ore. In linea molto generale, i lassativi utilizzati per la preparazione alla colonscopia sono relativamente efficaci e hanno un effetto che si instaura rapidamente e dura alcune ore. La preparazione è somministrata molto spesso il giorno prima dell’esame e va ripetuta il mattino se le feci non sono ancora sufficientemente chiare. Il gastroenterologo La informerà su quest’aspetto.

Potrebbe essere utile consumare la soluzione lassativa dopo averla raffreddata in frigorifero e alternarla con liquidi limpidi. Dopo un po’ di tempo, con l’assunzione del lassativo le feci non saranno più distinguibili e si trasformeranno in un liquido giallastro. La preparazione è cruciale per la colonscopia poiché permette al medico che esegue l'esame di osservare le strutture e valutarle con precisione.

Occorre qualche giorno per riprendere una defecazione normale, ma nella grande maggioranza dei casi non si verifica una diarrea dopo la colonscopia.

Lei sembra preferire il test FIT come esame di diagnosi precoce. Più del 90 % dei FIT effettuati ha esito negativo, per cui non è necessaria una successiva colonscopia.

«Si dice che la parte più difficile della colonscopia sia la preparazione all’esame. Può dirmi nello specifico in cosa consiste questa preparazione?»
— Domanda di Anonym (24. marzo 2025)­

Risposta del PD Dr. med. Kaspar Truningerspecialista in gastroenterologia:
Salve
Una pulizia ottimale dell’intestino è un aspetto estremamente importante per la qualità di una colonscopia, in quanto è l’unico modo per poter vedere bene e rimuovere piccole escrescenze (polipi).
Esistono diverse opzioni per la pulizia del colon. È importante bere la prima parte della soluzione di risciacquo il giorno prima dell’esame e la seconda parte il giorno della colonscopia (quindi non berla tutta il giorno prima). L’assunzione della soluzione di risciacquo deve essere completata 3-4 ore prima dell’inizio dell’esame. Esistono diversi modi per preparare la soluzione di risciacquo; chieda al Suo medico di famiglia quale preferisce. Ci sono soluzioni di cui bisogna bere 2 x 1 litro, altre 2 x 0,5 litri. Esistono poi prodotti con quantità minori, ma il risultato, cioè la pulizia, è di solito peggiore. Inevitabilmente, tutte queste soluzioni non hanno un buon sapore, ma le si può in qualche modo rendere meno sgradevoli (bevendole molto fredde, aggiungendo un po’ di sciroppo o di succo di limone). È importante bere ½ - 1 litro d’acqua oltre alla soluzione di risciacquo.
È inoltre importante non mangiare pomacee (mele, pere, albicocche, pesche, ciliegie, susine, nespole e kiwi) negli ultimi 3-4 giorni prima dell’esame.
La colonscopia ideale richiede la Sua collaborazione nella preparazione e un esame approfondito da parte nostra.
Cordiali saluti
K. Truninger

Informazione aggiuntiva, Carla Stäubli Consulente InfoCancro
Prima della colonscopia riceverà dall’ambulatorio gastroenterologico istruzioni precise su come procedere. Desideriamo sottolineare che le raccomandazioni per la preparazione e l’alimentazione possono variare a seconda della soluzione da bere, dello studio gastroenterologico o del medico.

 

«A causa di un danno al canale anale (stenosi grave/fibrosi dopo radio-chemioterapia), per me la preparazione alla colonscopia è diventata sempre più penosa. Noto la mancanza di un avvertimento in merito rivolto alle persone con restringimento rettale: perché la preparazione viene così minimizzata? L’ultima volta è stata terribile: si è prodotto un rigurgito di liquido nel ventre, che si è gonfiato come se fossi incinta ed è stato possibile effettuare l’esame solo due giorni dopo. Altri esami senza questa spaventosa preparazione non mi creano problemi, ma spesso mi sento angosciata dalla preparazione già alcuni giorni prima di effettuarla. Ora ho avuto di nuovo una dilatazione con sonda endoscopica, un po’ di sollievo.»
— Domanda di Anna (22 febbraio 2021)­

Dr. med. Wilhelmi, specialista in gastroenterologia ed epatologia, medicina interna e nutrizione clinica:

Salve Anna,

mi spiace che la preparazione alla colonscopia sia così difficoltosa per Lei. Normalmente non è così e la diarrea causata dalla soluzione lassativa è fastidiosa ma non dolorosa. Lei dice di avere un restringimento (stenosi) anale, che probabilmente è la causa della difficoltà di evacuazione. Forse soffre anche di un intestino piuttosto lento (stitichezza)?

Si può tentare di allargare i restringimenti tramite una sonda gonfiabile, cosa che probabilmente è già stata praticata su di Lei. Eventualmente questo trattamento può essere ripetuto. In generale, proporrei di procedere a un purgamento più lungo e delicato sull’arco di 2 o 3 giorni, usando lassativi più deboli e passando a un’alimentazione a base di liquidi. Si può anche provare a usare una soluzione lassativa con una minor quantità di beverone (p. es. Picoprep). Può contribuire a ridurre l’irritazione e i dolori all’ano applicando unguenti leggermente anestetizzanti (per es. Emla) e vaselina.

Spero di esserle stato un po’ d’aiuto e Le auguro ogni bene!

Trattamento

«Buongiorno
Ieri dopo la colonscopia, alla nonna del mio partner è stata fatta una diagnosi di cancro maligno del colon, Ora deve farsi operare. Ha 70 anni e per il resto è in buona salute e in buona forma. Noi, come parenti, non abbiamo idea di cosa ciò significhi e in questo momento siamo tutti molto scioccati.
Che cosa viene cercato o fatto in questa operazione? (So che le diagnosi a distanza sono difficili, ma voglio solo sapere all'incirca quali sono i prossimi passi).»
— Domanda di Carina25 (17 marzo 2020)­

Dr. med. Wilhelmi, specialista in gastroenterologia ed epatologia, medicina interna e nutrizione clinica:

Salve carina25

Finora la nonna del Suo partner era in buona salute e in forma. Ora le è stato diagnosticato un cancro del colon e consigliato un intervento chirurgico. Capisco benissimo il vostro sconcerto. Nel cancro del colon, l'asportazione chirurgica del tumore e del tessuto interessato è la terapia di prima scelta ed è decisiva per le probabilità di guarigione. Si cerca di rimuovere il tessuto tumorale il più completamente possibile e il tessuto sano con un margine di sicurezza sufficientemente ampio. Una volta effettuata l'operazione si analizza se il tumore è stato rimosso completamente. A causa della forte vicinanza agli organi sessuali, alla vescica e all'uretra è molto impegnativo rimuovere completamente il tessuto tumorale e mantenere comunque la funzione dell'intestino, del muscolo sfintere e degli organi vicini menzionati. In base ai test diagnostici, spesso si sa anche prima dell'operazione se la continenza (cioè la capacità di trattenere le feci per un certo tempo) può essere mantenuta e la normale evacuazione delle feci continuerà ad essere possibile anche dopo l'operazione. Nel caso di un carcinoma del colon (cancro del colon), normalmente oggi questo è possibile. Invece nel caso del carcinoma rettale (cancro del retto), ad un paziente su cinque è necessario creare un'uscita intestinale artificiale. È importante disporre di informazioni dettagliate. Le consiglio di chiedere al medico curante cosa si prevede in dettaglio per la nonna del Suo partner. La terapia viene sempre adeguata allo stadio della malattia e alla presenza di metastasi. Eventualmente, può anche essere consigliata una chemioterapia prima o dopo l'operazione per aumentare le possibilità di guarigione. Di regola è un gruppo di medici (specialisti) a decidere se questo sia necessario o no. A seconda dell'età dei figli della nonna (e del Suo partner), sarebbe anche opportuno chiedersi se per queste persone è indicata una colonscopia. In caso di dubbio ne parli col Suo medico di famiglia.

Nell'opuscolo della Lega svizzera contro il cancro «Il cancro del colon e del retto» si trovano informazioni sulle diverse operazioni previste per questo tipo di cancro.

«Buonasera,
a mio padre è stato diagnosticato un CA rettale nel dicembre 2023. Ha appena terminato la radioterapia e la chemioterapia. Dopo 1 mese di pausa sono previste una risonanza magnetica e una TC addominale. Durante le prime sedute di radioterapia è stata eseguita una PET-TC poiché in occasione di un tumor board si è sospettato l’interessamento di un linfonodo più in alto nel quadro colico, ma alla fine il bersaglio della radioterapia non è stato cambiato. Inizialmente gli era stato comunicato uno stadio T2, che poi è diventato T3 perché alcuni linfonodi sospetti si sono rivelati positivi.
L’inizio è stato difficile perché il programma cambiava spesso.
Attualmente è previsto un intervento con stomia obbligata. Se è a sinistra è definitiva, se è a destra c’è la possibilità di ristabilire la continuità.
Mio padre ha paura della stomia. Oggi quali sono le sacche più affidabili? Con meno rischi di perdite? Facili da sostituire? I miei ricordi risalgono a circa 10-15 anni fa e non era così semplice: frequenti perdite, odore, arrossamenti...»
— Domanda di S. (20 marzo 2024)­

Dr. med. Martin Wilhelmi, specialista in gastroenterologia ed epatologia:

Grazie della Sua domanda,
Suo padre ha un cancro del retto. Il trattamento ha subito cambiamenti a causa dell’evoluzione dell’interessamento dei linfonodi. Prossimamente Suo padre riceverà una colostomia. La stomia gli fa paura e i Suoi ricordi personali non sono molto positivi.

Alla luce di quanto ha scritto, condivido la decisione dell’équipe medica che si occupa di Suo padre. In caso di sospetti linfonodi positivi è ragionevole supporre uno stadio tumorale più elevato e «rischiare» l’eventualità di un sovratrattamento. Riguardo a Suo padre, ritengo che la procedura debba essere considerata conforme alle norme vigenti in oncologia.

Il materiale per la stomia è progredito negli ultimi 10-15 anni. Gli inconvenienti che descrive sono ancora presenti, ma essenzialmente solo nella prima fase.

La scelta del materiale si basa si diversi criteri e spesso è necessario fare delle prove per sapere qual è la soluzione migliore per la persona colpita. Una volta superata la fase di prova, adattamento e apprendimento, gli inconvenienti si riducono o diventano persino solo un ricordo.

Dice che Suo padre ha paura della colostomia. Questo è sicuramente l’aspetto più importante su cui lavorare affinché possa meglio accettarla, gestirla e conviverci. Non è facile, poiché le feci sono un argomento tabù. Per questo motivo consiglio a Suo padre di parlare apertamente delle sue paure, delle sue esigenze e di porre tutte le sue domande ai professionisti del settore. Un colloquio con un/a stomaterapista è importante prima dell’intervento chirurgico. Suo padre potrebbe anche entrare in contatto con persone che hanno vissuto quest’esperienza per superare le difficoltà. Infine, per capire meglio cos’è una colostomia, può leggere l’opuscolo dedicato a questo tema nel sito della Lega svizzera contro il cancro. Un sostegno psiconcologico può essere d’aiuto per accettare il cambiamento.

«Tra qualche settimana ho un appuntamento per la rimozione dello stoma. Come sono le prime settimane dopo l'intervento? Funziona di nuovo tutto? Subito? E per quanto riguarda il dolore e l'alimentazione? Grazie per la risposta e cordiali saluti»
— Domanda di Sena (20 marzo 2024)­

Dr. med. Martin Wilhelmi, specialista in gastroenterologia ed epatologia:

Salve Sena

Anche se l'intestino torna nella sua posizione originale dopo la rimozione dello stoma, ha bisogno di un certo tempo per regolarsi. In questa fase possono verificarsi diversi disturbi funzionali del tratto intestinale. A seconda del tipo di intervento chirurgico precedente e della quantità di intestino conservato, si possono manifestare sintomi come per esempio:

  • maggiore frequenza e urgenza dell’evacuazione intestinale;
  • svuotamento incompleto;
  • diarrea o costipazione.

Il centro di consulenza per stomie e l'équipe curante possono indicare quali sono i disturbi che può aspettarsi e quanto possono durare. Di solito, i centri di consulenza per stomie sono all'interno dell'ospedale. Può anche cercare i centri di consulenza nelle Sue vicinanze sul sito web dell'Associazione svizzera delle/degli stomaterapiste/ti (svs)

Per uno scambio con altri portatori di stomia, consiglio di contattare Ilco Svizzera. L'associazione svizzera dei gruppi regionali di portatori di stomia è un'organizzazione di auto-aiuto. Ora anche pazienti giovani che hanno avuto il cancro del colon partecipano allo scambio nel gruppo Young Ilco young ilco | ilco Schweiz.

«Salve, a settembre dell'anno scorso, a mia sorella (66 anni) è stato diagnosticato un cancro intestinale. Il tumore è piuttosto grande e prima dell'operazione erano previsti 6 mesi di chemioterapia. Il problema è che dall'inizio della chemio c'è stata un'ulteriore complicazione perché il tumore ha fistolizzato. Ora è prevista un'operazione a breve termine, ma perché non operare contemporaneamente anche il tumore? Aggiungo che a causa della posizione e delle dimensioni del tumore (circa 8 cm), da 3 mesi mia sorella segue una dieta senza fibre che l'ha molto indebolita. Stiamo pensando di chiedere un secondo parere per essere sicure che non ci sia altra soluzione che aspettare, ma l'attesa per un appuntamento è lunga.»
— Domanda di Valérie (15 febbraio 2021)­

Prof. dott. med. Urs Marbet, consulente senior per l’Ospedale cantonale di Uri, Spec. FMH medicina interna, gastroenterologia ed epatologia, specializzato nel cancro dell’intestino:

Buongiorno,

i medici curanti di Sua sorella le hanno raccomandato la chemioterapia prima dell'operazione a causa della posizione e delle dimensioni del tumore. Questa cosiddetta chemioterapia neo-adiuvante mira a ridurre la massa del tumore in modo che l'operazione possa essere eseguita il più delicatamente possibile.

Una fistola è un condotto sottile che può sfociare ovunque. A volte si infiltra in un altro organo come la vescica, a volte finisce alla cieca nell'addome o può uscire attraverso la pelle. Le fistole tumorali possono insorgere durante la chemioterapia. Col passar del tempo possono comportare gravi complicazioni, per cui può essere necessario un rapido intervento chirurgico, mentre altre volte è possibile aspettare. Non di rado, assieme alla fistola può essere asportato anche il tumore. Ma questa decisione va ponderata nel singolo caso.

Ha già pensato di porre la Sua domanda al medico curante? Lui conosce esattamente la situazione di Sua sorella e può spiegarle il suo ragionamento e il motivo per cui pensa di agire in due fasi. Naturalmente se non siete soddisfatte della sua risposta potete sempre chiedere un secondo parere.

«Ci sono progressi nel trattamento dei sarcomi in stadio avanzato? Grazie.»
— Domanda di Jeg (2 mars 2021)­

Prof. dott. med. Urs Marbet, consulente senior per l’Ospedale cantonale di Uri, Spec. FMH medicina interna, gastroenterologia ed epatologia, specializzato nel cancro dell’intestino:

Buongiorno,

Lei desidera sapere se ci sono nuovi progressi nel trattamento dei sarcomi in stadio avanzato.

I sarcomi sono tumori maligni rari dello scheletro e del tessuto connettivo, che in casi molto rari possono svilupparsi anche nello stomaco. Tuttavia non fanno parte degli usuali tumori dell’intestino crasso. Un tumore apparentato con il sarcoma è il tumore stromale gastrointestinale (GIST), che prende origine dal mesenchima e colpisce il tratto gastrointestinale. Poiché Lei ci ha contattati tramite il modulo della rubrica «Domande agli esperti», che al momento è dedicata ai tumori intestinali, può darsi che Lei sia particolarmente interessato al tumore stromale gastrointestinale (GIST), che però viene trattato diversamente dagli altri sarcomi.

La diagnosi e il trattamento dei sarcomi dei tessuti molli sono molto complessi e dipendono dallo stadio e della localizzazione del tumore. Siccome si tratta di un raro tipo di cancro, che per il suo trattamento richiede la collaborazione di diverse discipline, in Svizzera è stato istituito lo «swiss sarcoma network», un comitato di esperti che intende migliorare e garantire la qualità dell’assistenza ai pazienti affetti da sarcoma in Svizzera. Nei tumor board (simposi multidisciplinari) si riuniscono specialisti di diversi campi: oncologi, radioterapisti, chirurghi, patologi, genetisti, specialisti in medicina riabilitativa, talvolta anche biologi, bioinformatici e altri ancora, per discutere le particolarità della storia clinica fornita dal medico curante e trovare il trattamento più appropriato alla situazione specifica. Negli ultimi anni sono stati compiuti progressi in diversi campi. Per esempio, la prognosi del GIST localmente avanzato è nettamente migliorata grazie all’impiego degli inibitori delle tirosin-chinasi. Ma l’aspetto decisivo sembra proprio essere il coinvolgimento di specialisti di diverse discipline per la definizione comune della terapia ottimale.

Purtroppo, io non sono uno specialista di sarcomi e non sono in grado di fornirle informazioni più dettagliate.

«Buongiorno, mi presento: sono una donna di 65 anni e l’anno scorso mi sono stati diagnosticati più di 180 polipi nell’intestino crasso. Dal retto è stato asportato un adenoma. Il test genetico ha evidenziato un’AFAP. Secondo i genetisti non dovrei sottopormi necessariamente a un’operazione dell’intestino. Un controllo annuale dovrebbe bastare. Il mio gastroenterologo ritiene che non serva e che dovrei rivolgermi a un centro specializzato in malattie intestinali. Adesso non so cosa fare. Mio figlio di 39 anni ha avuto quest’anno una colectomia per la presenza massiccia di polipi. Cosa mi consiglia?»
— Domanda di Sabine (11 marzo 2021)­

Dr. med. Wilhelmi, specialista in gastroenterologia ed epatologia, medicina interna e nutrizione clinica:

Buongiorno Sabine,

Le è stata diagnosticata un’AFAP in un centro di consulenza genetica.

La cosiddetta FAP attenuata o AFAP è una variante più lieve della FAP classica e si contraddistingue per un’insorgenza in età più avanzata con meno polipi (<100) nell’intestino crasso rispetto alla variante classica. Malgrado il suo decorso più lieve, il rischio di sviluppare un cancro intestinale nel corso della vita è alto come quello della FAP classica. AFAP e FAP sono caratterizzate dalla comparsa di numerosi polipi inizialmente benigni (al microscopio «adenomi»), soprattutto a livello dell'intestino crasso. Si tratta di proliferazioni della mucosa ghiandolare dell'intestino crasso. Le dimensioni degli adenomi variano da pochi millimetri a vari centimetri. A Lei è stato asportato uno di questi adenomi.

Anche a Suo figlio è stata diagnosticata la presenza di molti polipi.
Il gene mutato nei pazienti con FAP è il cosiddetto gene APC. I figli delle persone colpite da AFAP, indipendentemente dal sesso, hanno un rischio del 50% di avere la stessa mutazione genetica e quindi anche un rischio aumentato di cancro.

Il centro di genetica Le ha consigliato controlli annuali. Il Suo gastroenterologo L’ha indirizzata a un centro di malattie intestinali e considera l'opportunità di un’operazione all’intestino.
In un centro specializzato in tumori intestinali di un grande ospedale o di una clinica universitaria, può richiedere un secondo parere sulle opzioni di trattamento per Lei e Suo figlio.

Auguro a Lei e a Suo figlio ogni bene

«Egregi signori,
vi presento in breve la situazione di mia madre: Referto istologico dopo biopsia: neoplasia intraepiteliale anale AIN III con elevato sospetto di carcinoma squamocellulare del canale anale, causato da virus HPV, almeno tre metastasi nei linfonodi perirettali, nessuna metastasi a distanza, dimensioni del tumore 8 x 5 cm, sospetta infiltrazione dello sfintere, nessuna infiltrazione degli organi genitali.
Si tratta di un cancro o di un precursore? Un’AIN in stadio avanzato può disseminarsi? Purtroppo nessun medico ci può dire con precisione la classificazione TNM, fino a T3 a causa delle dimensioni. Per via delle dimensioni è raccomandabile un’ipertermia o una brachiterapia? Quali sono realisticamente le probabilità?
Ringrazio in anticipo.»
— Domanda di Alex (18 marzo 2021)­

Dr. med. Wilhelmi, specialista in gastroenterologia ed epatologia, medicina interna e nutrizione clinica:

Buongiorno Alex,

purtroppo si tratta sicuramente di una forma tumorale, di un cancro, soprattutto perché sono già state rilevate metastasi.

Di solito in questi casi si esegue una radiochemioterapia (radioterapia e chemioterapia combinate). La prognosi dipende dalla risposta a questa terapia.

L’esperienza insegna che questi tumori possono rispondere molto bene a una radiochemioterapia. Lo standard attuale consiste in una radioterapia del tumore, dei linfonodi inguinali e pelvici accompagnata nello stesso tempo da una chemioterapia endovenosa. Per ulteriori informazioni su queste terapie La invito a leggere gli opuscoli della Lega svizzera contro il cancro «La radioterapia» e «Terapie medicamentose dei tumori».

È importante che la situazione di ogni paziente sia discussa in un tumor board e che le decisioni terapeutiche siano documentate.

Le auguro ogni bene!

«Mi è stato diagnosticato un tumore all'intestino (all'età di 37 anni) nel maggio 24. Due mesi dopo la chemioterapia, durante la prima visita di controllo, sono state trovate metastasi in entrambe le ovaie. Anche queste sono state rimosse a dicembre. Durante l'operazione sono state trovate cellule tumorali anche nel peritoneo durante il lavaggio (citologia?). Ora sto seguendo un ciclo intensivo di 6 mesi di chemioterapia. Poiché ho avuto enormi effetti collaterali dopo la prima seduta, la dose è stata notevolmente ridotta e l'oxaliplatino è stato omesso.
In che misura questo riduce le possibilità di guarigione?
Al termine della terapia è prevista una HIPEC.»
— Domanda di Daisy (21 marzo 2025)­

Risposta del PD Dr Kaspar Truninger specialista in gastroenterologia:
Ciao Daisy
Grazie per averci raccontato la sua impressionante storia clinica.
È difficile prevedere in che misura la riduzione della dose e l'omissione dell'oxaliplatino modificheranno la risposta del tumore; questo può essere dimostrato solo dal decorso della malattia, ad esempio attraverso la tomografia computerizzata. Negli ultimi anni sono stati approvati diversi nuovi farmaci per il trattamento del tumore del colon-retto, per cui spesso sono disponibili alternative se una terapia non ha l’effetto sperato o non può essere eseguita come previsto. Purtroppo non posso darle una risposta più precisa, perché la sua domanda riguarda il trattamento del tumore all'intestino e questo è principalmente di competenza degli oncologi.
Le auguro ogni bene!
Cordiali saluti

«Tre anni fa mi è stato diagnosticato un cancro dell’intestino, scoperto per caso durante una colonscopia. Fortunatamente era operabile ed è stato asportato. Ho 71 anni e mi sento ancora molto vitale e fisicamente in forma. Oltre ai controlli regolari non mi sono state proposte altre terapie. Sono un po’ insicura sul fatto che l’operazione abbia tolto proprio tutto e che il cancro non torni più. Una mia amica, che ha avuto anche lei un cancro dell’intestino, ha ricevuto una chemioterapia dopo l’operazione. Cosa ne pensa lei dal punto di vista medico? Potrebbe essere opportuno un secondo parere? Sono stata trattata all’Ospedale Lindenhof di Berna.»
— Domanda di A.H. (14 marzo 2025)­

Risposta del PD Dr. med. Kaspar Truninger, specialista in gastroenterologia:
Buongiorno A,
capisco la Sua insicurezza, poiché diversamente dalla Sua amica Lei non ha ricevuto una chemioterapia dopo l’operazione. L’indicazione di una chemioterapia dipende dallo stadio del tumore. Lo stadio viene definito tramite l’esame al microscopio del tumore asportato durante l’operazione in aggiunta a una tomografia computerizzata. Se lo stadio del tumore è precoce non viene raccomandata una chemioterapia aggiuntiva, che invece è utile negli stadi più avanzati.
Poiché il Suo cancro dell’intestino è stato scoperto per caso, immagino che Lei non abbia mai avuto disturbi e che il tumore sia stato individuato durante una colonscopia di screening. Quest’ultima è raccomandata proprio per scoprire un cancro intestinale in uno stadio precoce, quando non provoca ancora sintomi.
Da anni è obbligatorio un cosiddetto «tumor board» per i pazienti con un tumore appena scoperto, ossia la terapia deve essere discussa e stabilita congiuntamente da un team di diversi specialisti. Sicuramente questo è successo anche nel Suo caso, e il «tumor board» è giunto alla conclusione che a Lei non serve una chemioterapia aggiuntiva.
La situazione nel suo complesso indica che il Suo tumore dell’intestino è stato scoperto in uno stadio precoce e non richiede ulteriori trattamenti. Pertanto, non Le raccomando nemmeno di chiedere un secondo parere.
Cordiali saluti
K. Truninger

Vivere con il cancro: le persone colpite e le loro famiglie

«Buongiorno,
mia madre è stata operata nel 2022 per un cancro colorettale T4N0M0 MSS. Successivamente è stata sottoposta a un protocollo con 7 sedute di chemioterapia (inizialmente previste 12, ma interruzione anticipata a causa della tossicità della chemio).
Oggi sono stati eseguiti un’ecografia che non ha evidenziato particolarità e un prelievo di sangue che ha rivelato un aumento del livello di CA 19.9 (4 sei mesi fa, 7 tre mesi fa, 13 oggi). ACE e CRP sono nella norma.
So che la soglia è 37, ma non capisco quest'aumento improvviso: si tratta di una recidiva?
Grazie in anticipo del suo aiuto, cordiali saluti»
— Domanda di RKO (4 marzo 2024)­

Dr. med. Martin Wilhelmi, specialista in gastroenterologia ed epatologia:

Grazie della Sua domanda. Suppongo che Sua madre non presenti sintomi, giusto? L’ecografia è negativa e questa è una buona notizia.
Il livello di CA 19-9 non è molto specifico, per caso sa qual era il valore prima dell’operazione e della terapia?

In linea di principio, quest’aumento mi sembra una variazione «normale», tuttavia comprendo la Sua inquietudine di fronte a un lieve aumento che potrebbe essere il segno di una recidiva. Ritengo che in caso di dubbio sia opportuno discutere sull’utilità di ripetere gli esami di diagnostica per immagini (TC/RM e/o colonscopia).

In ogni caso questa decisione deve essere presa dall'oncologo curante insieme a Sua madre. Personalmente, io avrei sicuramente atteso un nuovo valore di CA 19-9 dopo 4-6 settimane. In caso di nuovo aumento, avrei raccomandato ulteriori analisi.

«Caro Jonas
A una mia cara amica è stato diagnosticato un cancro colorettale. Ha marito e due figli piccoli. Attualmente è all'inizio della chemio.
Vorremmo sostenerla, ma in modo non invadente e utile per lei. La accompagniamo alla chemio e ogni tanto le portiamo delle vivande.
La mia domanda è: quali sono le esperienze che tu hai fatto nel periodo della chemio, hai qualche consiglio da darci su come sostenere la nostra amica e la sua famiglia? Cosa ti ha aiutato di più nella vita di tutti i giorni?»
— Domanda di Lina (21 marzo 2024)­

Jonas, piattaforma di scambio fra pari:

Cara Lina,

Grazie per la sua preziosa domanda. Ho fatto la chemio tra dicembre 2019 e maggio 2020, a metà della prima ondata di coronavirus. Ho sempre trovato molto bello poter fare passeggiate e parlare con i miei amici. All'epoca non avevo ancora un figlio e quindi avevo tutto il tempo per farlo. La comunicazione e l'esercizio fisico mi hanno sicuramente aiutato.

Ma con due bambini piccoli le esigenze sono forse diverse. E non è facile capirle. Tuttavia, può domandare quale sostegno supplementare sarebbe utile. Se formula proposte di aiuto concrete, la decisione potrebbe essere più facile. Che ne dice di: badare ai bambini, riordinare la cucina, fare le pulizie?

Un'altra cosa: a me ha aiutato moltissimo e mi ha sostenuto emotivamente quando gli amici mi hanno offerto il loro aiuto, indipendentemente dal fatto che io ne abbia effettivamente approfittato.

Cordiali saluti
Jonas

«15 giorni fa mi hanno operata per un cancro del colon ascendente a destra e mi hanno asportato anche una porzione dell’intestino tenue (ileo).
Il trattamento che mi è stato prescritto: Imodium 3x/giorno e Quantalan 2x/giorno non mi libera dagli attacchi improvvisi di diarrea, circa 4 o 5 al giorno, con feci il mattino poco formate, il pomeriggio e la sera ancora liquide.
Ho l’impressione che non ci sia nessun miglioramento da una settimana, sebbene ora riesca di nuovo ad alimentarmi normalmente.
Mi piacerebbe sapere quali sono le alternative.
Potrei ricorrere a:
- un trattamento con argilla?
- probiotici per ricostituire la flora intestinale?
- massaggi?
- agopuntura?
Grazie in anticipo per la risposta.»
— Domanda di cat.mai (4 aprile 2024)­

Dr. med. Martin Wilhelmi, specialista in gastroenterologia ed epatologia:

Cara Cat mai,
grazie della Sua domanda. Sfortunatamente, l’asportazione (anche parziale) dell’intestino tenue o del colon è spesso seguita da diarrea. In quasi tutti i casi la diarrea migliora lentamente, persino molto lentamente, talvolta nell’arco di mesi. Di sicuro può utilizzare regolarmente Imodium® e Quantalan®. Anche l’argilla e le preparazioni a base di carbone attivo possono essere d’aiuto. Certamente è possibile provare con i probiotici, ma possono provocare meteorismo. I massaggi e l’agopuntura probabilmente non recheranno un grande beneficio. Lo psillio (Metamucil®) assunto con POCO liquido può aiutare ad addensare le feci. Anche prodotti vegetali come la berberina possono essere efficaci. In caso di dubbio, sarebbe importante analizzare nuovamente le feci per escludere un’infezione (p. es. da Clostridium difficile). Tuttavia ritengo che bisogna lasciare tempo all’intestino per adattarsi e ridurre la diarrea.
Cordiali saluti e auguri di un pieno recupero

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