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Renate - tumore delle tube di Falloppio

Le probabilità che guarisse erano minime: il 5%, secondo i medici. Dopo un grosso intervento chirurgico, Renate Marthy ha lottato per tornare alla vita.

Renate Marthy

Nell’aprile del 2016 ci fu molto da discutere. La donna, all’epoca 55enne, aveva ricevuto una diagnosi di cancro. «Si pensa sempre che possa succedere solo agli altri», racconta Renate Marthy. «Sospettavo di essere incontinente e perciò mi ero fatta visitare. Non mi sarei mai aspettata che nel mio ventre si annidasse un tumore mostruoso di 14 centimetri». Durante il primo consulto, la ginecologa aveva spiegato a Renate Marthy e a suo marito di non essere ancora riuscita a localizzare il cancro, perché si era già diffuso ampiamente nella regione addominale. «Ho pensato: eccoci. All’inizio non volevo neppure approfondire la proposta di un’operazione». In questo stato di shock era andata in ufficio. In qualità di «case manager», coordinava i ricoveri in casa per anziani nel Principato del Liechtenstein. «Quando mio marito mi aveva telefonato suggerendomi di fare una passeggiata, mi ero tranquillizzata. Sapevo che avrei dovuto accettare il consiglio della dottoressa e farmi operare. Anche se le probabilità che sopravvivessi si attestavano al 5%».

Dopo diversi accertamenti, Renate Marthy aveva saputo che si trattava di un tumore delle tube di Falloppio. Spaventata, era entrata in ospedale nella primavera del 2016. Durante un’operazione di sette ore, la chirurga aveva asportato i linfonodi, il peritoneo, un tratto dell’intestino tenue e parte della vescica. Tolti anche la milza, le tube di Falloppio, utero e ovaie. Non era stato possibile rimuovere solo due metastasi nel fegato, poi congelate in un trattamento successivo.

Dopo l’operazione, Renate Marthy aveva realizzato di avere realistiche possibilità di tornare sana: «I medici avevano già fatto un gran lavoro, ora dovevo fare i conti con il mio corpo». Per attivare il proprio potere di autoguarigione, aveva iniziato a raccogliere attorno a sé solo energia e pensieri positivi. Ad esempio, non aveva letto alcun studio sulla sua malattia. «Questo mi ha aiutato a concentrarmi solo su me stessa». Inoltre, quotidianamente aveva investito molto tempo nel training mentale e in diverse terapie energetiche.

Consulenza per chi ha avuto il cancro
Durante il trattamento, Renate Marthy aveva scoperto nello studio oncologico di Sargans l’offerta di consulenza «cancer survivorship» della Lega contro il cancro della Svizzera orientale (vedi in calce). Da diversi anni la consulente Sarah Stoll riceve pazienti oncologici che stanno concludendo il loro primo trattamento. «L’obiettivo principale è che le persone possano ritrovare una buona qualità di vita dopo la malattia», spiega Sarah Stoll sintetizzando l’offerta della locale Lega contro il cancro.

Semplice e preziosa
Renate Marthy trova che la consulenza di Sarah Stoll sia molto poco complicata: «Con lei sono riuscita a parlare di cose che altrimenti non avrei discusso con nessuno». Si trattava delle paure, della morte, dei rapporti con il partner e di vecchie convinzioni e modelli che si era prefissata». Un altro argomento della consulenza era la stanchezza legata al cancro, la cosiddetta cancer-related fatigue. Dopo una terapia – spesso in combinazione con la chemio e radioterapia – le persone lamentano una grande spossatezza, che non scompare neppure dormendo. Renate Marthy è molto grata di aver ricevuto da Sarah Stoll informazioni in merito. «Le sue spiegazioni mi hanno aperto gli occhi. Ora sapevo perché riuscivo a concentrarmi meno bene e per meno tempo e non ero resistente come una volta». Eppure, le era stato difficile accettare che le conseguenze della malattia avessero effetti tanto profondi sulla sua vita lavorativa. «Ho lavorato durante tutta la vita. Ma durante la malattia e con questa fatigue ero diventata sempre più cosciente che mi mancava la forza per tornare al mio solito lavoro di case manager». Sarah Stoll ha recitato un ruolo importante in questo processo di elaborazione accettazione: «Attraverso i nostri colloqui, la signora Marthy è riuscita a comprendere e classificare meglio le cose. Ciò l’ha aiutata a gestire la situazione». Nel complesso, Renate Marthy è entusiasta della consulenza: «Sarah Stoll mi ha fornito gli strumenti per poter riprendere in mano la mia vita. Comunica da pari a pari e ascolta».

Di nuovo fiducia nella vita
Una lunga cicatrice fin sotto il seno ricorda ogni giorno a Renate Marthy l’operazione che le ha salvato la vita. Ora ha ritrovato fiducia anche nel proprio corpo. «Oggi non vado più a fare solo una passeggiata, ma per la mia salute faccio anche regolarmente un po’ di sport». Dal giorno della diagnosi sono passati quasi cinque anni e, a causa dell’accresciuto rischio di recidiva, l’oggi 59enne continua a sottoporsi a regolari controlli. «Sono fiduciosa che il cancro non torni più. E mi godo tutti i piccoli e grandi momenti di felicità. È questo che rende la mia vita degna di essere vissuta».

«aspect», luglio 2020

All’offerta di consulenza cancer survivorship:

https://www.legacancro.ch/il-cancro/vivere-con-e-dopo-il-cancro/

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