Marc, come hai vissuto il tuo ruolo durante la malattia di Caterina?
Marc: A volte ero una specie di paraurti, altre volte un motivatore, ma spesso ero solo un compagno impotente. Mi piace darmi da fare, ma in questo caso spesso potevo semplicemente essere presente. A volte ciò era quasi insopportabile.
Cosa è stato particolarmente difficile?
L’incertezza del processo di cura, la sensazione di non potere fare nulla. E anche quando facevo qualcosa, forse era sbagliato o troppo tardi.
Dovei hai tratto la forza?
Ho trovato distrazione nel lavoro e nello sport. La forza me l’hanno data soprattutto i nostri ragazzi, che non prendevano sempre tutto sul serio. E naturalmente i bei momenti con Caterina.
Com’è cambiata la tua vita con la malattia di Caterina?
Oggi vivo in modo più attento. Non dev’essere sempre tutto più veloce, più lontano, più in alto. Trascorrere il tempo assieme e godersi le cose consapevolmente è diventato più importante. Sono più premuroso e cosciente della transitorietà. E sono molto grato che Caterina sia ancora qui con noi.
Com’è cambiata la vostra relazione?
La nostra relazione è stata messa a dura prova, e si è rafforzata in modo stabile. Ci concediamo più libertà, ma godiamo ancora di più i bei momenti condivisi. Le conversazioni sono più profonde, faccio più attenzione all’energia di Caterina e talvolta lascio perdere le piccolezze.
Quali momenti ti hanno segnato maggiormente?
Quando Caterina mi ha comunicato la diagnosi al telefono, sono rimasto spiazzato: paura di perderla, impotenza, dolore… tutto in una volta. Perderla non era mai stato così reale. In particolare mi ha colpito la sua forza: per i nostri ragazzi attingeva di continuo alle ultime riserve di energia. Il sostegno del nostro ambiente sociale è stato travolgente. Caterina teneva un elenco delle persone che le avevano offerto aiuto, e vi attingeva in modo mirato. C’era sempre qualcuno con lei. Hanno tutti mantenuto la parola.
Com’era una buona giornata durante la malattia?
Una bella giornata era quando Caterina aveva abbastanza energia per un gioco o per parlare. Per fortuna non era così raro. Gli altri giorni li ho ormai quasi dimenticati.
Cosa puoi dire ai familiari di persone malate?
Parlate spesso di ciò che vi preoccupa. Cercate qualcuno che vi ascolta. Un dolore condiviso è un mezzo dolore. Fatevi aiutare. Molte persone sono felici di ascoltare e sostenere. Sono di enorme aiuto.
Intervista: Pia Schüpbach, Foto: Sophie Frei