«Il cancro è un guastafeste»
Zora Schiess non ha mai taciuto la sua malattia, ma ha scelto consapevolmente con chi parlarne. Non ha condiviso la sua storia sui social media, ma ne ha parlato apertamente con le persone care. Per lei era importante che nessuno si sentisse in imbarazzo o non sapesse come comportarsi: «Il cancro è un guastafeste: improvvisamente tutti ammutoliscono», spiega. Per alleviare questo senso di insicurezza, Zora introduceva l’argomento in modo diretto: «Se hai domande, chiedi pure: ti racconto tutto». Non voleva silenzi imbarazzati, ma piuttosto confronti sinceri e piccoli momenti belli: «Ero già abbastanza triste. Volevo che ci fosse allegria almeno nel mondo attorno a me».
Durante la pandemia, questo atteggiamento di apertura le era venuto relativamente facile. Non c’erano feste né chiacchierate superficiali, soltanto le amiche e gli amici più stretti. «Persone che mi stavano davvero vicine», ricorda.
Un sostegno concreto
Tramite l’ospedale cantonale di Aarau, Zora Schiess era venuta in contatto con la Lega argoviese contro il cancro. In quanto grafica freelance, era stata aiutata moltissimo da un’assistente sociale della Lega. Ad esempio, quando si trattava di questioni riguardanti l’indennità giornaliera e l’assicurazione invalidità: «Ero sommersa da formulari e scadenze. La Lega contro il cancro mi ha davvero aiutata a non soffocare», racconta.