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Vivere con il cancro e dopo il cancro

Gli esperti rispondono

Perché quando si trovano risposte è tutto più facile.  Che cosa avreste sempre voluto sapere? 

Una diagnosi di cancro può segnare profondamente sia la persona malata che le persone vicine. Una malattia oncologica può portare con sé difficoltà fisiche, emotive, psicologiche e sociali, ma anche momenti di crescita, di consapevolezza e di connessione con gli altri...  tutte sfide alle quali potreste essere confrontati. Interrogate i nostri esperti.  

Ecco una selezione di domande alle quali i nostri esperti hanno risposto durante le passate edizioni. 
 

Domande e risposte degli esperti

Carico emotivo

«Buongiorno, 
Sono stata operata con intervento conservativo per un cancro del seno nel 2018. Nel novembre 2018 si è visto che non era stato completamente asportato, quindi ho dovuto subire un’altra operazione, poi 25 sedute di radioterapia. Nel 2022 ho avuto un cancro dell’ovaio. Inoltre, ho dovuto prendere letrozolo 2,5 mg per 5 anni. Per giunta, mio marito è stato pestato e da allora è menomato. Ho i nervi a fior di pelle... sono stanca, stressata, sono al limite della sopportazione. È normale?»
Domanda di Annemarie (22 aprile 2025)­

Risposta di Nicolas Netzer, assistente sociale MSc e consulente della Lega contro il cancro di Berna:

Buongiorno,  

certo, l’accumulo di carichi logoranti può provocare irritabilità, stanchezza, tensione fisica, stress psichico e anche un annebbiamento cognitivo. Voglio sottolineare che la Sua reazione a tutte le sollecitazioni che ha vissuto negli ultimi sette anni è normale. È un bene che Lei condivida la Sua esperienza e cerchi di inquadrarla.  

Le Leghe cantonali e regionali contro il cancro consigliano e sostengono in loco le persone affette da un cancro e il loro entourage durante la terapia e dopo la guarigione per tutte le questioni inerenti al cancro, trovano soluzioni ai problemi pratici quotidiani, alle difficoltà legate alle assicurazioni sociali e alle ristrettezze finanziarie causate dalla malattia. Inoltre, possono indicarle le possibilità di sostegno nelle vicinanze e, all’occorrenza, aiutarla a trovare un servizio psiconcologico adeguato. Gli psiconcologi sono specialisti che assistono le persone colpite dal cancro e i loro familiari nella gestione della loro situazione personale.  

Se desidera una consulenza su uno di questi temi, Le consiglio di mettersi in contatto con la Lega contro il cancro del Suo Cantone e di fissare un appuntamento telefonico o in loco. 

Può essere utile parlare con uno specialista delle proprie paure, preoccupazioni e necessità o per chiarire questioni aperte. In questo caso, il team di InfoCancro sarà lieto di aiutarla. La sua offerta comprende: un sostegno competente e comprensivo per tutte le questioni relative al cancro, dalla prevenzione al trattamento, fino al vivere con e dopo la malattia. Non si tratta di un servizio medico, ma è composto da infermiere e infermieri diplomati ed esperti in questioni mediche, che allo stesso tempo offrono un accompagnamento emotivo.  

Può raggiungere InfoCancro senza appuntamento al numero gratuito: 0800 11 88 11, via chat o WhatsApp da lunedì a venerdì, dalle ore 10 alle 18. 

«Care esperte, cari esperti. Mi domando come si trovano gli altri sopravvissuti al cancro per quanto riguarda il superamento psicologico. Negli articoli si legge spesso che con un trattamento psiconcologico, la consapevolezza, lo yoga ecc. si raggiunge una personalità totalmente rafforzata con nuove qualità positive. Bisogna semplicemente imparare ad accettare la malattia. Anche durante la malattia bisogna ottimizzare se stessi come in una società dell’efficienza. Lentamente, ho la sensazione che su questo punto ci siano molti tabù. Ad un certo punto si resta ammutoliti, poi sopraggiunge “un po’ di mal di testa” se ci si rimugina sopra. Ma come staranno gli altri tra 2, 5 o 10 anni? Tutto splendente e all’insegna della gratitudine? O continueranno ad esserci delle brutte fasi?»
— Domanda di Copito (10 maggio 2021)­

Sarah Stoll, specialista Cancer Survivorship:

L’esperienza di una malattia oncologica scuote l’insieme della persona e del suo ambiente. La vita continua, ma raramente allo stesso modo di prima della malattia. A molti viene detto che sono guariti, che possono sentirsi grati, ma loro non si sentono sani, hanno effetti a lungo termine o conseguenze tardive, sono ansiosi, hanno perso fiducia nel proprio corpo e collegano alla malattia anche la più piccola indisposizione. Accettare questa condizione costituisce uno sforzo enorme. Per questo motivo sostengo che si debba trovare un approccio simile a quello che si cerca per gestire una malattia diventata cronica.

Per mia esperienza, la tematizzazione della componente psicologica viene trascurata. Soprattutto a lungo termine. Sono dell’opinione che si dovrebbe prestare maggiore attenzione all’elaborazione della malattia, al chiarimento della malattia, del “per che cosa” e non del “perché”. Naturalmente, al fine di avere la capacità di trovare nuove risorse, è molto importante imparare metodi come la meditazione basata sulla consapevolezza, il rilassamento, lo yoga, gli sport di resistenza, la gestione della paura, l’autocontrollo. Tuttavia, il trauma dell’esperienza di un cancro richiede una nuova realtà e raramente si può rivivere la normalità di una volta.

Restano gli handicap che non si vedono. La persona colpita è cambiata e questo va apprezzato, accettato, e bisogna trovare un modo per gestirlo. I sopravvissuti al cancro, i cosiddetti cancer survivors, hanno brutte fasi, giornate e momenti neri, durante i quali sembra quasi di non poter andare avanti. Noi cerchiamo di consigliarli e sostenerli costantemente, per trovare una qualità di vita accettabile nonostante l’esperienza del cancro, anche se questa nuova vita potrebbe risultare completamente ridefinita.

Assicurazioni sociali e sostegno finanziario

«Gentile signor Netzer, ho la seguente domanda da porle: 
Nel marzo 2025 mi è stato nuovamente diagnosticato un tumore; ho informato il mio datore di lavoro che dovevano essere effettuati ulteriori esami, che ora sono stati eseguiti. Lunedì prossimo, 5 maggio 2025, ho un incontro all'Inselspital di Berna per discutere i risultati esatti (PET-CT) e il piano di trattamento. Attualmente non esiste inabilità al lavoro o un certificato medico. 
Le domando: un licenziamento con effetto dal 30 aprile 2025 è valido, in considerazione del fatto che il datore di lavoro era a conoscenza della nuova malattia e anche del fatto che questa avrebbe nuovamente comportato un'inabilità al lavoro? 
Grazie mille per la Sua risposta vincolante e cordiali saluti.»

— Domanda di Ursula (28 aprile 2025)

Nicolas Netzer, assistente sociale e consulente della Lega bernese contro il cancro  

Salve. La ringrazio della Sua domanda. 

Purtroppo non posso dare una risposta definitiva, poiché la giurisprudenza richiede un esame del singolo caso. 

Quadro giuridico 

L’art. 336c cpv. 1 lett. b CO prescrive che un lavoratore non può essere licenziato se, senza colpa, non può lavorare a causa di una malattia o di un infortunio, ovvero è impedito al lavoro. I periodi protetti sono i seguenti: 

  • nel 1° anno di servizio: 30 giorni 
  • dal 2° al 5° anno di servizio: 90 giorni 
  • a partire dal 6° anno di servizio: 180 giorni 

Un licenziamento emesso durante il periodo protetto è nullo. Tuttavia, se l'incapacità lavorativa si verifica solo dopo la comunicazione del licenziamento, quest'ultimo è valido, ma il termine di licenziamento è prorogato per tutto il periodo in cui si protrae l'assenza per malattia, fino a un massimo del periodo protetto (art. 336c cpv. 2 CO).  

Valore probatorio del certificato medico 

Un certificato medico è una forte indicazione di incapacità lavorativa, ma non una prova assoluta. Se viene certificata solo una malattia, ciò non significa necessariamente che vi sia anche un'incapacità lavorativa ai sensi del diritto del lavoro. Il fattore decisivo è se Lei era effettivamente inabile al lavoro nel momento in cui ha ricevuto la notifica di licenziamento. La formulazione del certificato e il momento della consultazione sono quindi di fondamentale importanza. 

I tribunali esaminano nei singoli casi se i requisiti per un periodo protetto sono effettivamente soddisfatti, indipendentemente dal certificato medico. I datori di lavoro sono regolarmente confrontati col fatto che i dipendenti presentano certificati medici che attestano la loro incapacità lavorativa da una data precedente alla visita medica. Questi casi suscitano l’incomprensione da parte dei datori di lavoro e il valore probatorio di tali certificati viene messo in discussione. Tuttavia, il Tribunale amministrativo federale ha riassunto che il semplice fatto che i certificati medici siano rilasciati con effetto retroattivo non significa di per sé che siano invalidi. 

Importanza nel Suo caso 

Se ho capito bene, il licenziamento è stato dato il 30 aprile e il termine di licenziamento decorre dal 1° maggio. 

Se ora Le viene rilasciato un certificato medico che conferma retroattivamente la Sua incapacità lavorativa, il licenziamento può essere considerato nullo se l'incapacità lavorativa esisteva già il giorno in cui ha ricevuto il licenziamento. Tuttavia, non posso dire con certezza se il valore probatorio del certificato medico retroattivo sia sufficiente. 

Se si riceve un certificato che attesta l'incapacità lavorativa da una data successiva (per esempio a partire dalla visita medica del 5 maggio), l'incapacità lavorativa interrompe il termine di licenziamento, ma il licenziamento stesso sarebbe valido. Per esempio, se Lei è al terzo anno di servizio, il termine di licenziamento (di regola 3 mesi) sarebbe prolungato di un massimo di 90 giorni. 

Le consiglio di rivolgersi a un centro legale di diritto del lavoro del Suo cantone di residenza una volta ricevuto il certificato medico. Nel cantone di Berna, per esempio, ci si può rivolgere all'autorità di conciliazione. 

Inoltre la consiglio di contattare la Sua Lega cantonale/regionale contro il cancro per un appuntamento di consulenza. Immagino che possa avere ulteriori domande sulla continuazione del pagamento del salario, sull'assicurazione d’indennità giornaliera per malattia, sull'assicurazione contro la disoccupazione, ecc. 
I/le consulenti delle Leghe cantonali/regionali contro il cancro rispondono volentieri alle Sue domande. 

 

«Buongiorno,  gradirei avere una consulenza da parte Sua e spero che questo sia il posto giusto. La mia situazione: 

 sono residente in Germania e in quanto frontaliere lavoro come maestro di musica a tempo parziale in due diversi istituti scolastici (28% e 11%). 

Nel febbraio 2021 mi è stato diagnosticato un adenocarcinoma esofageo e successivamente sono stato sottoposto a intervento chirurgico e a trattamenti di chemioterapia e immunoterapia. Pertanto sono stato dichiarato inabile al lavoro fino a febbraio 2023. Nel maggio 2023 mi è stata diagnosticata una recidiva polmonare, di conseguenza proseguirò con i trattamenti di chemio e immunoterapia. 

Quando a febbraio 2023 è scaduta l’assicurazione di indennità giornaliera, abbiamo avviato il reinserimento professionale. Tutto ciò è stato organizzato dall’assicurazione di indennità giornaliera e in seguito ho lavorato fino al luglio 2024. Da agosto 2024 sono di nuovo considerato inabile al lavoro. 

Di recente mi ha contattato l’assicurazione di indennità giornaliera (nel frattempo il mio datore di lavoro ha cambiato compagnia) per comunicarmi che non mi pagano più le indennità giornaliere per malattia. Secondo le informazioni fornite dalla compagnia assicurativa precedente, mi avrebbero dovuto versare le indennità giornaliere per 24 mesi, poi ci sarebbe stata un’interruzione di 6 mesi e quindi nuovamente la possibilità di ricevere le indennità per altri 24 mesi. Si tratta forse di una questione che riguarda le singole assicurazioni e che non è regolamentata per legge? 

Inoltre, oggi la direzione scolastica mi ha telefonato per comunicarmi che il mio rapporto di lavoro terminerà il prossimo 31 luglio. Ho una protezione contro il licenziamento legata alla mia inabilità al lavoro? 

Dal momento che non lavorerò più in Svizzera, potrò continuare a rimanere assicurato presso la mia cassa malati svizzera? 

La ringrazio in anticipo e La saluto cordialmente»
— Domanda di Philipp (23 aprile 2025)

Nicolas Netzer, assistente sociale e consulente della Lega bernese contro il cancro  

Buongiorno, Grazie per la Sua richiesta. Sono lieto di rispondere alle Sue domande: 

1. Indennità giornaliera e obbligo di prestazione 

In Svizzera le disposizioni legali riguardanti la continuazione del pagamento dello stipendio in caso di malattia sono piuttosto limitate. (art. 324a CO). Per questo motivo, in molti contratti di lavoro viene stipulata un’assicurazione collettiva d’indennità giornaliera per malattia (IGM), che generalmente copre l’80% del salario durante 720 giorni. Tuttavia, questo è regolato per contratto e non obbligatorio per legge. Non esiste un termine fisso legale né una ripresa automatica del pagamento dell’indennità giornaliera dopo 6 mesi. Le modalità dipendono dal singolo contratto assicurativo. Per fare chiarezza, bisognerebbe verificare i termini del contratto – solitamente le Condizioni generali di contratto (CGC) dell’assicuratore. La maggior parte delle compagnie assicurative dichiarano nelle loro CGC cosa intendono con il termine recidiva e in quali condizioni si verifica un nuovo sinistro che dà diritto a nuove prestazioni. 

2. Protezione dal licenziamento in caso di malattia  

Secondo l’art. 336c CO (Codice delle obbligazioni), i contratti di lavoro a tempo indeterminato contengono una protezione dal licenziamento in caso di malattia. La durata di questa tutela dipende dalla durata del rapporto di lavoro. 

Anni di servizio 

Periodo protetto  

Nel 1° anno (dalla fine del periodo di prova) 

30 giorni 

Dal 2° al 5° anno  

90 giorni 

Dal 6° anno 

180 giorni 

Nel contratto di lavoro o nel contratto collettivo di lavoro (CCL) possono essere concordati periodi di protezione più lunghi, ma non più brevi. 

I licenziamenti annunciati durante il periodo di sospensione sono nulli e devono essere disposti nuovamente al termine di tale periodo. Se il licenziamento è avvenuto prima della malattia, esso è valido ma il termine di disdetta viene sospeso durante il certificato di malattia e fino alla conclusione del periodo protetto. 

Una nuova malattia avvia un nuovo periodo di sospensione. Ma attenzione: in caso di recidiva o di una malattia conseguente alla prima, non inizia un nuovo periodo di sospensione: per la stessa malattia, una recidiva o una malattia correlata, la durata della protezione dal licenziamento è determinata dagli anni di servizio (cfr. tabella), ossia a 30, 90 o 180 giorni. Per esempio, se la stanchezza cronica (fatigue) correlata a una malattia oncologica si sviluppa come conseguenza tardiva del cancro stesso, questa patologia non fa scattare un nuovo periodo protetto. 

In base a quanto da Lei descritto, sembra che nel Suo caso il periodo di sospensione sia già scaduto in occasione della prima incapacità lavorativa, quindi purtroppo la recidiva non avvia un nuovo periodo protetto dal licenziamento. 

3. Assicurazione malattia in Svizzera nonostante la perdita del lavoro  

L’obbligo assicurativo in qualità di frontaliere decade se non si esercita più un’attività lavorativa in Svizzera. Lei deve chiarire con la Sua compagnia assicurativa svizzera se può continuare ad essere assicurato su base volontaria. Anche in questo caso la decisione dipende dalle disposizioni del singolo assicuratore. A questo punto si pone la domanda del perché Lei vuole continuare ad essere assicurato in Svizzera. Il trattamento si svolge in Svizzera? 

Le consiglio di rivolgersi alla Lega contro il cancro del cantone in cui lavora come frontaliere. I consulenti potranno assisterla per chiarire esattamente i punti sollevati, per esempio verificando le CGC della Sua assicurazione. 

«1. Qual è il modo migliore per candidarsi a un posto di lavoro dopo anni di assenza forzata?  
Se nel CV c’è un buco di diversi anni, è molto probabile che non si venga nemmeno invitati al colloquio iniziale. Se poi si scrive che c’entra una malattia, le chance di essere considerati scendono ulteriormente. Un anno di assenza è giustificabile con un periodo sabbatico, ma più anni?  
 
2. Se, ciò nonostante, si viene invitati al colloquio, qual è il modo migliore di presentarsi se non si vuole spaventare il datore di lavoro parlando di malattie e invalidità? Non si è tenuti a parlare della diagnosi, ma qualche spiegazione bisogna pur darla per evitare che le persone ti considerino inaffidabile. Soprattutto quando si sta cercando un lavoro part-time perché non si è in grado di lavorare al 100 % e si percepisce una rendita AI parziale.  
 
3. Se si riceve un’offerta, è importante anche leggere le condizioni dell’assicurazione di indennità giornaliera: copre anche le persone con una malattia preesistente e, in caso affermativo, c’è una clausola di esclusione in caso di recidiva? Come comunicarlo al datore di lavoro senza spaventarlo?  
 
4. Poniamo di essere fortunati e di ricevere il lavoro, ma di non poter reggere il carico di lavoro di una persona sana; sarebbe bello se il datore di lavoro ne tenesse conto. Ma questo presuppone che ne sia a conoscenza. Io però sono davvero preoccupata di non ricevere il lavoro se parlo apertamente della malattia. Viviamo in una meritocrazia e le aziende vivono di profitto, quindi, se hanno 10 buoni candidati di cui 9 non sono malati, privilegeranno quelli sani, o no?  
 
Grazie delle risposte. »
— Frage von Maja (15 aprile 2025)

Nicolas Netzer, assistente sociale MSc e consulente presso la Lega bernese contro il cancro, regione Mittelland bernese:

Buongiorno, Grazie della Sua domanda. 
Comunicazione della diagnosi: sì o no? 

Chiunque si candidi per un nuovo lavoro dopo essere stato colpito da un tumore si chiede se sia necessario menzionare la malattia. In linea di principio devono essere dichiarati solo i problemi di salute che limitano lo svolgimento dell’attività per cui ci si candida, non la loro causa. 

Per esempio: chi non è più in grado di sollevare carichi pesanti dovrebbe menzionarlo, ma non deve dire che la limitazione è dovuta a un precedente cancro. Se, invece, la capacità fisica è pienamente ristabilita e il lavoro può essere svolto bene, non vi è alcun obbligo di informazione. 

I datori di lavoro possono chiedere informazioni sullo stato di salute solo in caso di legame diretto con l’attività prevista. È importante non ridursi a ciò che ci limita, ma sottolineare i propri punti di forza e la propria motivazione, anche e soprattutto per un lavoro a tempo parziale. Si concentri su quello che è capace di fare e sul contributo che può dare persino con un orario ridotto. Dimostri che è in grado di valutare realisticamente ciò che Lei può fare in questo momento: darà un’impressione professionale. 

Alla domanda su se e quanto divulgare non c’è una risposta standard. Nella pratica la trasparenza può talvolta comportare un rischio, ma anche facilitare la comprensione. Quanto vorrà aprirsi dipende molto dal settore, dalla cultura aziendale e non da ultimo, dal Suo bisogno di trasparenza. Fortunatamente, nel caso del cancro, l’esperienza insegna che spesso l’apertura è apprezzata e i datori di lavoro sono ben disposti verso le persone colpite. 

Problemi assicurativi: che cosa bisogna considerare? 

La protezione assicurativa riguardo alle indennità giornaliere dipende dalle condizioni generali di assicurazione (CGA) della compagnia assicurativa in questione. Le opzioni includono: 

  • copertura completa: in caso di piena capacità lavorativa al momento dell’inizio del lavoro, anche con malattia preesistente. 
  • riserva o esclusione: dopo una verifica dello stato di salute può essere decisa l’esclusione di determinate diagnosi. Tuttavia, molti grandi assicuratori rinunciano a un controllo dello stato di salute di tutti i nuovi dipendenti. In questo caso, una successiva esclusione/riserva non è più possibile. 
  • riduzione delle prestazioni: in presenza di malattie preesistenti, spesso vengono erogate indennità giornaliere per un periodo limitato. 

Importante: un eventuale questionario sulla salute è inviato direttamente a Lei, non al datore di lavoro. Il questionario deve essere compilato in modo veritiero, altrimenti può essere fatta valere una violazione dell’obbligo di informazione. Dovrà inviare il questionario compilato direttamente all’assicuratore e non al datore di lavoro – a cui il contenuto non deve interessare. 

Inoltre: se con l’ultimo datore di lavoro è passato direttamente da un’assicurazione collettiva di indennità giornaliera all’assicurazione individuale, di solito è possibile passare alla nuova assicurazione collettiva senza alcuna riserva (accordo di libero passaggio degli assicuratori). 

Suggerimento: se sa con quale compagnia è assicurato il nuovo datore di lavoro, in genere dovrebbe trovare le CGA nel sito web dell’assicurazione. 

Incentivi per i datori di lavoro – sostegno da parte dell’AI 

L’AI offre numerosi strumenti per il reinserimento professionale: 

  • consulenza e sostegno 
  • lavoro a titolo di prova 
  • contributi salariali e assegni per il periodo di introduzione 
  • personale a prestito 
  • indennizzi per gli aumenti dei premi 

Questi incentivi possono facilitare la decisione di assunzione per i datori di lavoro. La cosa migliore è chiarire direttamente queste possibilità con l’ufficio AI del Suo Cantone. 

 Anche in questo caso, Le raccomando di chiedere una consulenza alla Sua Lega cantonale/regionale contro il cancro.

«Quali aspetti vanno considerati quando, con una rendita AI completa, si vuole provare un reinserimento: è possibile e quanto si può lavorare, eventualmente con una ripresa graduale? Il vecchio posto di lavoro non è più disponibile, dovrei trovare un nuovo lavoro. Il vecchio lavoro al 100 % era molto complesso, non sarebbe possibile gestirlo a tempo parziale. Al massimo potrei tentare con un’altra attività più leggera e una percentuale lavorativa molto ridotta, e non è certo che nemmeno così possa funzionare. Il vecchio lavoro era ben retribuito e la rendita AI (è determinante la rendita della cassa pensioni) è stata calcolata sulla base del vecchio salario. La rendita mi basta per vivere. 

Cosa succederebbe se passassi a una capacità parziale di lavoro e cercassi un nuovo lavoro a tempo parziale semplice e poco retribuito, ma non riuscissi a gestirlo e mi trovassi di nuovo incapace di lavorare al 100 %?  
L’AI ricalcolerebbe la rendita da capo? Quale stipendio verrebbe preso in considerazione, quello vecchio prima della malattia o quello nuovo del lavoro a tempo parziale?

Perderei la rendita della cassa pensioni del vecchio datore di lavoro basata sul mio precedente e buon salario e riceverei al massimo (o magari neppure quella) una rendita AI della cassa pensioni del nuovo datore di lavoro? Oppure, dopo un tentativo fallito con un nuovo datore di lavoro, avrei ancora diritto alla rendita della vecchia cassa pensioni? Senza quest’ultima non riuscirei ad arrivare a fine mese. 
Ho sentito dire anche che è possibile lavorare pur percependo una rendita AI al 100 %: è vero? Qual è la percentuale lavorativa ammessa e come funziona, a cosa bisogna prestare attenzione?  
Grazie per i consigli.»
— Frage von Maja (15 aprile 2025)

Nicolas Netzer, assistente sociale MSc e consulente presso la Lega bernese contro il cancro, regione Mittelland bernese:

Una risposta più dettagliata è stata inviata alla persona che ha inviato le domande.  

Grazie della Sua domanda. 

Pone in verità diverse domande, e ci sono numerosi punti da considerare. Cercherò di esporli in modo chiaro, ma Le consiglio in ogni caso di rivolgersi alla Sua Lega cantonale o regionale contro il cancro

Risposte in sintesi. 

  • Calcolo della rendita AI: il grado di invalidità viene determinato confrontando il reddito precedente con il reddito attuale potenziale. A partire da un grado AI del 70 % si ha diritto a una rendita completa, anche se si ha ancora una capacità lavorativa residua. 
  • Lavorare malgrado la rendita AI: un’attività lavorativa è consentita anche se si percepisce una rendita AI, anzi, è espressamente incoraggiata. Quello che deve fare è informare l’ufficio AI in merito alla ripresa del lavoro. Un adeguamento della rendita viene effettuato solo se vi è un miglioramento stabile della capacità lavorativa (almeno 3 mesi). 
  • Periodo di protezione di tre anni: se la Sua rendita viene ridotta o abolita, beneficia di una particolare protezione per i successivi tre anni. In caso di nuova incapacità lavorativa (almeno il 50 % per almeno 30 giorni) riceverà una prestazione transitoria – senza dover sottoporsi nuovamente all’intera procedura AI. 
  • Cassa pensioni: durante il periodo di protezione rimane responsabile la cassa pensioni precedente. Se la reintegrazione ha successo, dopo tre anni la responsabilità viene trasferita alla nuova cassa pensioni. 
  • Compensazione eccessiva: il totale delle prestazioni (reddito da lavoro + rendita AI + rendita della cassa pensioni) non può superare il 90 % del reddito precedente. In caso contrario, la cassa pensioni può ridurre le prestazioni. 
  • Sostegno al reinserimento: ha diritto a un’ampia varietà di offerte di sostegno da parte sia dell’AI (p. es. lavoro a titolo di prova, riformazione professionale, orientamento professionale) sia della Sua Lega regionale contro il cancro, come pure di organizzazioni specializzate come la Fondazione Profil. 

«Mia figlia, che ora ha 20 anni, quando ne aveva 15 si è ammalata di leucemia linfoblastica acuta (LLA) di tipo B ad alto rischio. La terapia si è conclusa quasi 3 anni fa e purtroppo ora soffre molto per le cicatrici che segnano il suo corpo. Chi può aiutarla? Inoltre soffre di osteonecrosi alle articolazioni: l’anca è già stata operata due volte, mentre le ginocchia e una spalla sono gravemente necrotiche. Come si può arrestare questo processo? In che modo si può mettere in atto una collaborazione tra ortopedia, oncologia e medico di famiglia? Intanto, nostra figlia sta lottando per portare a termine il suo apprendistato di operatrice sociosanitaria. L’AI non la sostiene, perché il suo stato di salute non le impedisce questa professione. Chi potrebbe sostenerla?»
— Domanda di C. E. (20 maggio 2021)

Zuzana Tomasikova, responsabile del servizio specialistico Survivors di Cancro infantile in Svizzera:

A soli 20 anni, Sua figlia ne ha già passate tante. Ed anche Lei. Le conseguenze della LLA e della terapia sono ancora ben presenti nella vita quotidiana di Sua figlia. Probabilmente non Le sarà di conforto, ma sappia che Lei non è l’unica in questa situazione. Proprio per questo, l’associazione Cancro infantile in Svizzera ha istituito un servizio nazionale per i sopravvissuti al cancro. Le consiglio vivamente un colloquio personale. La miglior cosa è che Sua figlia prenda in considerazione l’offerta di un laboratorio di follow-up coordinato. Se ha domande riguardanti l’AI, posso proporle una consulenza legale gratuita, che abbiamo realizzato assieme a Procap. Vi troverà un sostegno giuridico da parte di avvocati che hanno esperienza con l’ampia gamma di sfide cui sono confrontati i bambini sopravvissuti al cancro. Eventualmente, per Sua figlia potrebbe essere interessante anche una consultazione riguardante la sessualità e l’immagine del proprio corpo, focalizzata sul tema delle cicatrici.

Ognuno di noi, a prescindere che abbia avuto o no il cancro, è alla ricerca di «strategie di adattamento» adeguate alla vita di tutti i giorni. Alcuni sopravvissuti le trovano parlando con persone che hanno vissuto esperienze simili. Alcuni, invece, stanno semplicemente ad ascoltare gli altri, mentre altri ancora preferiscono dimenticare tutto. Purtroppo, quest’ultima strategia non funziona molto bene, se ogni giorno si è confrontati a dolori (o cicatrici o protesi). Oltre agli incontri per imbastire una rete di contatti, mi vengono istintivamente in mente altre potenziali misure/possibilità per Sua figlia, come ad esempio una riabilitazione per giovani adulti oppure i «WeCanDays», un fine settimana specialistico tra sopravvissuti al cancro, con molti seminari e la possibilità di scambiare opinioni con esperti di vari campi attinenti ai cancer survivor. Inoltre, Cancro infantile in Svizzera propone regolarmente un fine settimana accompagnato riservato specificamente ai genitori di sopravvissuti (adulti), che forse potrebbe interessarla personalmente. Sarei lieta di spiegarle direttamente i dettagli delle offerte menzionate nel corso di un colloquio/telefonata e di presentarle l’offerta di sostegno più adatta alla Sua situazione personale. Le auguro ogni bene per il futuro. Può contattarmi tramite il centro servizi.

«Buongiorno. Ho un nipote che tra un mese e mezzo compirà 20 anni, al quale circa un mese fa è stata diagnosticata la leucemia. Stava facendo il militare e voleva cercare un posto di tirocinio alla HETSL (Haute école de travail social et de la santé Lausanne). I medici hanno detto che il trattamento richiederà molto tempo. Dato che non si guadagna da vivere, come può ricevere un sostegno finanziario durante il periodo di trattamento? Deve fare richiesta all'AI?
La ringrazio anticipatamente della Sua risposta.»
— Domanda di S.L. (13 maggio 2021)

Zuzana Tomasikova, responsabile del servizio specialistico Survivors di Cancro infantile in Svizzera:

Buongiorno,
La situazione di Suo nipote La preoccupa ed è assolutamente comprensibile! Suo nipote ha diverse opzioni per ricevere sostegno e informazioni:
Gli assistenti sociali della Lega contro il cancro di Vaud oppure della lega cantonale o regionale più vicina al luogo di residenza di Suo nipote lo seguono concretamente nelle diverse fasi della malattia. Lo consigliano sulle prestazioni dell'assicurazione malattie e incapacità al lavoro. In caso di difficoltà economiche o di spese aggiuntive che non sono coperte dall'assicurazione, cercano soluzioni per ottenere un aiuto materiale.
Cancro infantile in Svizzera collabora strettamente con Procap, e quindi le persone colpite hanno diritto ad una consulenza giuridica gratuita, ovvero alle prestazioni di cui sopra. Sarei felice di coordinare un appuntamento o informazioni appropriate se Suo nipote è interessato. Se Suo nipote vuole anche scambiare opinioni con persone nella stessa situazione, posso organizzare anche un contatto con il gruppo di cancer survivors adulti. Questi giovani adulti hanno avuto il cancro nell'infanzia o nell'adolescenza oppure da giovani adulti ed ora si considerano guariti.

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